26.02.2025
Anastasiia Chabaniuk
Autore, Esperto Finanziario presso Traders Union
26.02.2025

La Cina rivede le normative sulle criptovalute

La Cina rivede le normative sulle criptovalute La Cina potrebbe revocare il divieto sulle criptovalute

Le autorità cinesi stanno accelerando l'esame degli aspetti legali relativi alle criptovalute, mentre il Paese continua a far rispettare il divieto di trading e mining di asset digitali.

Secondo The Block, un tribunale di Pechino ha rivelato che i rappresentanti della Corte Suprema del Popolo, delle principali istituzioni giudiziarie e delle università si sono riuniti in un seminario per discutere della ricerca e dei quadri giuridici relativi alle criptovalute.

Uno dei progetti chiave è guidato da Yang Dong, professore di diritto presso la Renmin University of China. La sua ricerca si concentra sullo sviluppo di meccanismi efficaci per la gestione dei casi che coinvolgono le criptovalute, che a suo avviso potrebbero migliorare il quadro normativo interno del Paese per gli asset digitali. Il professore ha osservato che tali casi spesso coinvolgono questioni di sicurezza finanziaria nazionale. Tuttavia, la dichiarazione ufficiale non ha delineato misure normative specifiche.

I partecipanti al seminario hanno anche sottolineato la necessità di rafforzare la cooperazione tra le agenzie giudiziarie e di regolamentazione, proponendo soluzioni concrete per affrontare i casi legali che coinvolgono le criptovalute.

Perché la Cina ha vietato le criptovalute

La rinnovata attenzione alla ricerca giudiziaria in questo campo arriva nel momento in cui la Cina ha vietato da tempo il commercio di criptovalute. Nel settembre 2021, la Banca Popolare Cinese e diverse agenzie governative hanno emesso un ordine che vietava tutte le transazioni e le attività di mining di criptovalute sulla terraferma.

All'epoca, le autorità giustificarono la decisione come necessaria per proteggere la stabilità finanziaria, prevenire il riciclaggio di denaro e controllare i flussi di capitale. I funzionari hanno anche espresso il timore che gli asset digitali potessero minare la politica monetaria del Paese e indebolire lo yuan. Un altro fattore importante è stato il desiderio di ridurre il consumo di elettricità e le emissioni di carbonio, dato che il mining di Bitcoin è ad alta intensità energetica. Nel frattempo, la Cina continua a sviluppare il proprio yuan digitale (e-CNY), segnalando il proprio impegno a mantenere il controllo sul mercato nazionale degli asset digitali.

Recentemente sono emerse notizie che suggeriscono che le autorità cinesi potrebbero aver venduto 194.000 bitcoin confiscati dallo schema Ponzi PlusToken nel 2019.

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