23 ore fa
Artem Shendetskii
Autore e Redattore di Notizie
23 ore fa

L'autorità di regolamentazione dell'UE prende di mira le false affermazioni sulle protezioni MiCA

L'autorità di regolamentazione dell'UE prende di mira le false affermazioni sulle protezioni MiCA L'ESMA mette in guardia le società di criptovalute dal sopravvalutare la copertura MiCA

L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha lanciato un deciso avvertimento alle società di criptovalute in tutta l'Unione europea, invitandole a non sopravvalutare la misura in cui le loro offerte sono regolamentate.

L'annuncio sottolinea la crescente attenzione alla regolamentazione nell'ambito del quadro normativo sui mercati degli asset crittografici (MiCA), entrato pienamente in vigore all'inizio di quest'anno, riporta Cryptopolitan.

L'ESMA ha sottolineato che, pur apportando la necessaria standardizzazione, il MiCA non copre tutti i prodotti o le attività crittografiche. In particolare, le offerte che comportano investimenti diretti in materie prime come l'oro o i servizi di prestito di criptovalute rimangono al di fuori dell'ombrello legale del MiCA.

L'autorità di regolamentazione ha espresso il timore che alcuni fornitori di servizi di criptovalute (CASP) stiano promuovendo il loro status normativo in modo da indurre i clienti a pensare che tutti i loro servizi siano autorizzati dall'UE. L'ESMA ha sottolineato che tali pratiche oscurano la distinzione tra prodotti regolamentati e non regolamentati, il che comporta rischi significativi per gli investitori.

La protezione degli investitori in prima linea

Il recente avvertimento fa parte di una più ampia campagna dell'UE per proteggere gli investitori da servizi di criptovalute opachi o fuorvianti. L'ESMA ha sottolineato i recenti crolli di criptovalute - come la debacle di FTX nel 2022 - come promemoria di ciò che può andare storto quando mancano trasparenza e regolamentazione. Una particolare preoccupazione evidenziata dall'ESMA è che molti CASP offrono prodotti regolamentati e non regolamentati su un'unica piattaforma, senza un'adeguata informativa. Questa confusione rende difficile per gli utenti al dettaglio capire quali protezioni si applicano a quali asset.

Per contrastare questi rischi, l'ESMA ha esortato le imprese ad astenersi dall'utilizzare il loro status normativo come strumento di marketing, osservando che l'"approvazione normativa" per un servizio non significa un'approvazione generalizzata per tutte le offerte. Le autorità di regolamentazione hanno inoltre ribadito che la semplice concessione di una licenza ai sensi dell'MiCA non rende l'intera gamma di prodotti di un'impresa sicura o conforme.

Licenze, supervisione e conformità interna sotto esame

Nell'ambito dell'attuazione del MiCA, l'UE ha introdotto nuovi requisiti per i CASP, che devono ottenere una licenza adeguata attraverso le autorità di regolamentazione nazionali. Questa licenza funge da "passaporto" e consente di operare a livello transfrontaliero in tutta l'UE. Tuttavia, l'ESMA ha ora rivolto la sua attenzione al processo di autorizzazione stesso. Una recente indagine sull'Autorità per i servizi finanziari di Malta ha rilevato che le procedure di controllo del Paese sono solo "parzialmente soddisfacenti". Sebbene Malta sia stata una delle prime ad adottare le regole sulle criptovalute, il suo processo di approvazione relativamente rapido ha sollevato preoccupazioni tra i regolatori dell'UE.

Parallelamente, l'ESMA ha pubblicato nuovi standard per il personale dei CASP, imponendo ai dipendenti di possedere le competenze tecniche necessarie per valutare e gestire i servizi di asset digitali. L'evoluzione del quadro normativo dell'UE indica chiaramente il passaggio da una sorveglianza passiva a un'applicazione proattiva, con l'obiettivo di ridurre le pratiche rischiose e promuovere l'integrità del mercato a lungo termine.

Di recente abbiamo scritto che, a sei mesi dalla piena attuazione dell 'importante regolamento dell'Unione Europea in materia di criptovalute, il MiCA, 53 entità legate alla criptovaluta hanno ricevuto l'autorizzazione a operare legalmente in tutto il blocco di 30 Paesi dell'UE.

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