Il prezzo del petrolio supera i 72 dollari mentre l'uragano "Rafael" minaccia di tagliare la produzione di 1,7 milioni di barili al giorno

Martedì 5 novembre, i prezzi del petrolio hanno proseguito il rialzo di lunedì, superando la soglia dei 72 dollari, mentre la tempesta tropicale "Rafael" minacciava di interrompere la produzione di idrocarburi nel Golfo del Messico.
Al momento della scrittura, il greggio WTI è scambiato intorno ai 72,20 dollari, con un aumento dello 0,8% dall'inizio della giornata di trading.
Dall'inizio della settimana, il prezzo del greggio WTI è aumentato di quasi il 3%.
Attualmente, "Rafael" si sta muovendo verso Cuba e potrebbe rafforzarsi fino a diventare un uragano di categoria 2 nei prossimi giorni, con velocità del vento che raggiungono le 100 miglia orarie (161 km/h). Sul suo cammino si trovano numerosi impianti di trivellazione gestiti da BP, Shell, Occidental e Chevron nell'area del Golfo del Messico.
Secondo il Bureau of Ocean Energy Management e il National Hurricane Center, questa settimana verrà messa fuori uso una capacità produttiva di circa 1,7 milioni di barili al giorno. La società di analisi Earth Science Associates, sulla base di modellizzazioni di situazioni simili avvenute in passato, ha concluso che i produttori di petrolio statunitensi potrebbero perdere tra i 3,1 e i 4,9 milioni di barili di petrolio.
Inoltre, come riportato da Reuters, le perdite di produzione di gas naturale potrebbero ammontare tra i 4,56 e i 6,39 milioni di piedi cubi.
Perdite inevitabili
Dopo l'uragano "Francine", che ha portato alla sospensione fino al 42% della produzione di petrolio e al 52% della produzione di gas naturale, la tempesta "Rafael" potrebbe diventare la seconda tempesta di quest'anno con l'impatto più significativo sulla produzione offshore.
Nel frattempo, Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera statale dell'Arabia Saudita, ha registrato un calo del 15% degli utili trimestrali. Ciò aumenta la probabilità che l'Arabia Saudita spinga affinché l'OPEC+ estenda le restrizioni alla produzione di petrolio.
L'U.S. Dollar Index (DXY), che tiene traccia della performance del dollaro statunitense rispetto ad altre sei valute, è in trend laterale in vista delle elezioni presidenziali americane.
È improbabile che gli americani conoscano il vincitore entro mercoledì. Uno scenario più probabile prevede controversie legali sui risultati delle elezioni in vari Stati, che potrebbero prolungare la crisi politica per settimane o addirittura mesi.
Tecnicamente, il prossimo livello di resistenza per i tori è la media mobile semplice (SMA) a 100 giorni a 74,40 dollari e la SMA a 200 giorni a 76,85 dollari.
D'altro canto, la SMA a 55 giorni a 70,90 dollari e il livello di supporto di maggio e giugno 2023 a 67,12 dollari controbilanciano la pressione di vendita. Se questo livello venisse violato, i prossimi livelli da tenere d'occhio sarebbero il minimo dell'inizio del 2024 a 64,75 dollari, seguito dal minimo del 2023 a 64,38 dollari.
Il petrolio ha iniziato la nuova settimana con dei guadagni. Sebbene la probabilità di una nuova escalation in Medio Oriente rimanga elevata, i mercati si sono concentrati non solo sugli eventi geopolitici ma anche su quelli macroeconomici.