L'euro si tira indietro dopo i commenti della BCE, lo yen e l'australiano scivolano sui timori per il commercio

L'euro è sceso al di sotto di 1,085 dollari venerdì, ritirandosi dal massimo di cinque mesi di 1,09547 dollari raggiunto all'inizio della settimana. Il calo ha fatto seguito alle dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea (BCE) Christine Lagarde, che ha messo in guardia dai rischi di ribasso per la crescita dell'area dell'euro in caso di ritorsione dell'Unione europea contro i nuovi dazi statunitensi.
Lagarde ha stimato che una tariffa statunitense del 25% sulle importazioni europee potrebbe ridurre il PIL dell'eurozona di 0,3 punti percentuali nel primo anno e di 0,5 punti percentuali in caso di adozione di contromisure. Tuttavia, ha segnalato che l'impatto sull'inflazione sarebbe limitato, suggerendo che la BCE non inasprirà la politica in risposta.
Questa posizione neutrale è stata ripresa da de Galhau della BCE, che ha dichiarato che l'area dell'euro ha più spazio per tagliare i tassi rispetto agli Stati Uniti, dove l'inflazione rimane più persistente. Gli operatori di mercato hanno poi moderato le loro aspettative di allentamento della BCE, prevedendo ora solo due tagli dei tassi nel 2025. Nel frattempo, gli analisti di Société Générale hanno segnalato l'incapacità dell'euro di superare il livello di resistenza di 1,0950 come un potenziale segnale di ripresa, con un supporto a breve termine visto alla media mobile a 200 giorni vicino a 1,0725.
Movimento dei prezzi di EUR/USD, USD/JPY e AUD/USD. Fonte: TradingView.
Lo yen si indebolisce nonostante l'inflazione ferma
Lo yen giapponese si è deprezzato a circa 149 per dollaro, invertendo un rally di due giorni. Il movimento è avvenuto nonostante l'inflazione core di febbraio abbia battuto le previsioni, rallentando solo modestamente al 3% rispetto al 3,2% di gennaio.
Sebbene l'inflazione rimanga al di sopra dell'obiettivo della Bank of Japan (BoJ), la banca centrale ha optato per mantenere il tasso di policy fermo allo 0,5% e ha mantenuto un tono cauto, citando la necessità di valutare i rischi commerciali globali, in particolare le potenziali ricadute dell'aumento dei dazi statunitensi. Anche il rafforzamento del dollaro statunitense ha pesato sullo yen, in quanto gli investitori si sono orientati verso la sicurezza a causa delle preoccupazioni economiche globali.
L'Aussie scivola a causa delle tensioni commerciali
Il dollaro australiano è sceso sotto 0,63 dollari, segnando la quarta sessione consecutiva di perdite. La valuta è stata messa sotto pressione dalle crescenti tensioni commerciali globali in vista della scadenza del 2 aprile per le tariffe di ritorsione degli Stati Uniti. L'incertezza sull'imminente piano di stimolo di Pechino ha ulteriormente smorzato il sentimento, dati gli stretti legami economici dell'Australia con la Cina. A livello nazionale, la Reserve Bank of Australia (RBA) rimane cauta. Il vicegovernatore Sarah Hunter ha ribadito che il taglio dei tassi di febbraio è stata una mossa misurata per allentare le condizioni restrittive, ma non ha segnalato l'urgenza di ulteriori tagli. I mercati rimangono divisi sulla tempistica del prossimo intervento della RBA, con aspettative che vanno da maggio ad agosto.
Nel nostro precedente articolo abbiamo evidenziato che la coppia EUR/USD ha recuperato la media mobile a 200 giorni, ma ha affrontato un solido limite a 1,0950. Questa resistenza rimane valida mentre il recente slancio si affievolisce. Allo stesso modo, la vulnerabilità dello yen nei confronti della forza del dollaro è persistita, nonostante i risultati positivi dell'inflazione a breve termine. La correlazione dell'Aussie con la politica macro cinese continua a dettare il suo percorso a medio termine, soprattutto in presenza di incertezze legate ai dazi.