La quotazione dell'euro rimbalza, lo yen si impenna e l'Aussie crolla a causa della guerra commerciale globale

L'euro è rimbalzato contro il dollaro statunitense lunedì, con la coppia EUR/USD che ha raggiunto la soglia di 1,1 dopo un'apertura debole vicino a 1,088. La ripresa ha fatto seguito a una nuova debolezza del dollaro statunitense, mentre i mercati hanno digerito l'impatto dell'ampia politica tariffaria del presidente americano Donald Trump, che ha scatenato timori di recessione globale.
L'indice del dollaro statunitense (DXY) è sceso a 104,4 in un contesto di ampia avversione al rischio. Gli investitori temono sempre più che l'economia statunitense possa entrare in una lieve recessione. JPMorgan prevede una contrazione dello 0,3% del PIL del 2025, mentre il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha avvertito di "rischi elevati" per la crescita e l'inflazione.
Nonostante lo status di bene rifugio del dollaro, la valuta ha sottoperformato a causa delle pressioni per un taglio dei tassi previsto in caso di ulteriore deterioramento dei dati economici. I funzionari dell'Eurozona, tra cui Isabel Schnabel della BCE, hanno espresso preoccupazione per l'aumento dell'incertezza, anche se si prevede che la BCE continuerà il suo ciclo di allentamento. I dati tecnici di EUR/USD mostrano un supporto a 1,0886 e una resistenza vicino a 1,1214.
Dinamica dei prezzi di EUR/USD, USD/JPY e AUD/USD (Fonte: TradingView.)
Lo yen sale sui flussi di risk-off, l'AUD è pressato dalle materie prime e dai timori per la crescita
Lo yen giapponese ha superato i 146 dollari, sfiorando i massimi da sei mesi, mentre i trader si sono riversati sui tradizionali beni rifugio in un contesto di crescenti tensioni globali. I dazi reciproci di Trump e le conseguenti ritorsioni da parte delle principali economie hanno provocato un forte sell-off su azioni e materie prime.
A livello nazionale, il Giappone ha registrato una crescita dei salari nominali più sostenuta, offrendo un certo ottimismo economico. La Banca del Giappone rimane su un percorso di inasprimento, anche se la volatilità globale offusca le prospettive.
Il dollaro australiano, invece, è sceso a 0,60 dollari - il suo minimo dall'inizio della pandemia - pressato dal calo dei prezzi delle materie prime e dai crescenti rischi di rallentamento globale. Il primo ministro Albanese ha escluso la possibilità di ritorsioni tariffarie contro gli Stati Uniti, citando un'esposizione limitata, ma l'impatto più ampio su partner commerciali come la Cina ha colpito duramente l'Aussie. Le aspettative di taglio dei tassi si sono intensificate, con i mercati che prevedono un allentamento di 100 punti base da parte della Reserve Bank of Australia quest'anno.
L'attenzione del mercato si sposterà sulla pubblicazione dell'IPC statunitense di giovedì, che potrebbe confermare i timori di inflazione derivanti dai dazi o attenuarli. Fino a quel momento, l'incertezza macroeconomica e le tensioni commerciali globali guideranno probabilmente la volatilità del forex sulle principali coppie.
In un precedente articolo, abbiamo evidenziato che la struttura di EUR/USD stava diventando sempre più rialzista dopo aver superato le precedenti zone di resistenza vicino a 1,093. Il rimbalzo odierno conferma il continuo slancio verso l'alto nonostante i venti contrari macro, mentre AUD/USD e USD/JPY seguono il sentimento più ampio che abbiamo tracciato in merito ai flussi di beni rifugio e agli shock commerciali.