Il Dollar Index statunitense scende sotto il supporto di 98,24 mentre l'escalation dei dazi peggiora il sentiment

L'indice del dollaro statunitense ha aperto la prima giornata di trading di giugno su una nota ribassista, con un forte calo dello 0,77% da 98,97 a 98,22 durante le sessioni asiatiche ed europee.
Questo calo ha cancellato il guadagno dello 0,36% registrato nell'ultima settimana di maggio e ha portato l'indice al di sotto sia del supporto di 98,48 che del minimo della scorsa settimana a 98,24. L'azione dei prezzi punta ora a un test del precedente minimo mensile a 97,50.
- L'indice del dollaro statunitense inizia il mese di giugno al ribasso dopo che maggio ha segnato il quinto calo mensile.
- La rottura al di sotto di 98,24 conferma la debolezza tecnica su più timeframe
- Le minacce commerciali e i timori per l'inflazione aggiungono pressione alle già fragili prospettive del dollaro
Sebbene il DXY abbia registrato un piccolo rimbalzo negli ultimi giorni di maggio, la performance mensile più ampia è stata ancora negativa. Maggio è diventato il quinto mese consecutivo di perdite per l'indice, riflettendo la pressione ribassista sostenuta nel corso dell'anno. Questa debolezza di lungo periodo ha creato un contesto in cui i rischi fondamentali hanno un effetto più forte sull'azione dei prezzi a breve termine.
Dinamica dei prezzi del Dollar Index (aprile - maggio 2025). Fonte: TradingView
Dal punto di vista tecnico, gli indicatori sui grafici a 1 ora, 4 ore e giornalieri sono allineati al ribasso. Il 20 EMA si è incrociato sotto il 50 e il 100 EMA sui timeframe inferiori. Nel frattempo, l'RSI sui grafici a 4 ore e giornalieri è rimasto al di sotto di 50, confermando il ritorno del momentum ribassista. Questo allineamento aumenta la probabilità di ulteriori perdite verso il prossimo obiettivo di ribasso vicino a 97,50, che segna il minimo del mese precedente.
L'indice del dollaro statunitense è stato messo sotto pressione dall'aumento del 50% dei dazi sull'acciaio e dallo stallo minerario tra Stati Uniti e Cina.
L'ultimo catalizzatore che ha guidato il calo di lunedì è di natura geopolitica. Venerdì il presidente Trump ha annunciato la decisione di raddoppiare le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio, portandole dal 25% al 50%. La mossa ha ravvivato i timori che le misure protezionistiche possano indebolire la crescita degli Stati Uniti e aumentare l'inflazione. Gli investitori rispondono anche alle nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina, dopo che Trump ha accusato Pechino di aver violato un accordo sui minerali. I funzionari cinesi hanno respinto l'accusa e hanno avvertito di misure di ritorsione. Queste azioni hanno aggiunto nuovo peso al dollaro, soprattutto nel contesto della fragilità del sentimento degli investitori riguardo alla sostenibilità fiscale e alla stabilità commerciale degli Stati Uniti.
A meno che il dollaro non recuperi rapidamente quota 98,48 e non metta in atto un rimbalzo sostenuto, il percorso di minor resistenza punta al ribasso. Sia il sentimento di mercato che la struttura tecnica favoriscono una debolezza prolungata nel breve termine.
Il DXY ha scambiato vicino alle medie mobili chiave mentre gli investitori attendevano il rapporto sull'inflazione PCE. Il prezzo ha recuperato da 98,70, ma ha faticato a guadagnare un forte slancio prima della chiusura di maggio.