Il prezzo dell'oro vede un potenziale rimbalzo a 2.600 dollari grazie alla domanda delle banche centrali

La performance dell'oro quest'anno è stata notevole, con un guadagno del 29% e un'incidenza superiore a quella dell'S&P 500. Tuttavia, stando alla recente azione dei prezzi, il metallo si trova ad affrontare degli ostacoli nella sua corsa rialzista. Dopo un calo dal doppio top a 2.720 dollari, l'oro ha esteso il suo declino il 17 dicembre, cedendo l'1% per testare il livello di 2.633,60 dollari, il più basso in sei giorni, con il supporto psicologico di 2.600 dollari ora in primo piano. Gli analisti vedono questo livello, allineato con l'EMA a 100 giorni, come un potenziale perno per un'inversione del movimento dei prezzi verso l'alto. Nel frattempo, i trend di mercato più ampi e l'attività delle banche centrali continuano a delineare un quadro di sostegno a lungo termine per il metallo prezioso.
Dinamica del prezzo dell'oro (novembre-dicembre 2024). Fonte: TradingView: TradingView.
L'oro è ora scambiato a 2.645 dollari nella sessione europea del 18 dicembre. Nonostante la tendenza al ribasso, l'RSI orario ha intrapreso un percorso al rialzo, superando il livello medio di 50, un potenziale segnale di ripresa dello slancio rialzista.
I dati del FMI sulle banche centrali rafforzano le prospettive a lungo termine del prezzo dell'oro
Guardando ai driver macroeconomici, la domanda delle banche centrali rimane una pietra miliare delle prospettive dell'oro. A ottobre si è registrato il più alto acquisto netto da parte delle banche centrali quest'anno, con il Fondo Monetario Internazionale che ha rivisto le acquisizioni previste per il 2023 a 982 tonnellate metriche, da 900 tonnellate metriche. Pur essendo inferiore ai due anni precedenti, questa cifra supera di gran lunga la media annuale di 500 tonnellate dal 2011. Le proiezioni per il 2025 indicano l'aggiunta di altre 900 tonnellate, a testimonianza dei continui sforzi per diversificare le riserve e ridurre la dipendenza dal dollaro USA.
Le incertezze geopolitiche, tra cui il conflitto tra Russia e Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, continuano a spingere la domanda di oro come copertura. Se a ciò si aggiungono le aspettative di indebolimento del dollaro statunitense e il passaggio della Federal Reserve ai tagli dei tassi, a partire dalla riduzione di 25 punti base prevista per questa settimana, è probabile che l'appeal dell'oro come asset non remunerativo si rafforzi. Gli analisti rimangono quindi ottimisti per i prossimi 12 mesi, prevedendo che l'oro raggiunga i 2.900 dollari l'oncia entro la fine del 2025.
L'oro (XAU/USD) è sceso del 3% sotto l'EMA 100, un livello di resistenza chiave, dopo aver formato un pattern double top la scorsa settimana. Ciò è dovuto all'aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA e al rafforzamento del dollaro USA in vista della decisione politica della Federal Reserve.